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New York, fine anni Sessanta. Otto e Sophie Bentwood sono una tranquilla coppia di mezza età, senza figli e senza più molto da dirsi. Nulla sembra poter scalfire la loro serenità borghese finché, un pomeriggio, l’innocua visita di un gatto randagio increspa le tranquille acque della loro vita. Contrariamente al parere del marito, Sophie dà del latte al gatto, che la morde procurandole una leggera ferita. Un incidente all’apparenza insignificante, che però innesca una strana reazione a catena: nell’arco di un weekend, mentre la ferita di Sophie si fa sempre più preoccupante, si succedono una serie di fatti spiacevoli e si dipana quella che minuto dopo minuto, pagina dopo pagina, diventerà per i Bentwood una sorta di piccola e misteriosa tragedia, costringendoli a rimettere in discussione non solo il loro matrimonio, ma anche la loro stessa esistenza. Come scrive nell’introduzione Jonathan Franzen, al quale si deve la riscoperta in America del grandissimo talento narrativo e stilistico di Paula Fox, a una prima lettura Quello che rimane è un romanzo di suspense, che però si trasforma in altro a ogni successiva lettura, riuscendo sempre a sorprendere il lettore. A distanza di anni torna un clamoroso caso editoriale, il capolavoro di quella che è stata definita da scrittori come Jonathan Franzen, David Foster Wallace e Jonathan Lethem una delle grandi voci del Novecento americano.

Paula Fox È nata a New York il 22 aprile 1923. Figlia di uno sceneggiatore alcolizzato e di una giovane psicolabile, la Fox fu abbandonata in orfanotrofio e poi adottata. A sei anni viene affidata al padre per poi vivere un lungo periodo a Cuba con la nonna. Della propria infanzia racconta: «Quando avevo otto anni, mi trasferii con la mia famiglia in una piantagione a Cuba e vi rimasi per due anni. A parte Cuba, non ho mai vissuto più a lungo di un anno nello stesso posto. Prima dei dodici anni ero già stata in nove scuole diverse, e avevo scoperto che le biblioteche pubbliche erano fonte di libertà, consolazione e verità. I racconti mi trasportavano in altri mondi». Si è sposata per la prima volta a diciassette anni. Un matrimonio durato poco, dal quale è nata una bambina a sua volta abbandonata in un orfanotrofio. Dal 1955 al 1958 ha frequentato la Columbia University e nel 1962 si è sposata con Martin Greenburg. Negli anni Settanta ha scritto e pubblicato sei romanzi, di cui Quello che rimane è diventato anche un film nel 1971, diretto da Frank D. Gilroy e interpretato da Shirley McLaine. Il nome di Paula Fox, legato per decenni esclusivamente ai suoi libri per bambini, è tornato all’attenzione del grande pubblico solo dopo che Jonathan Franzen, l’autore di Le correzioni, ha definito i suoi romanzi «più belli e più intensi di quelli di John Updike, Philiph Roth e Saul Bellow». Una vera e propria rinascita artistica giunta all’età di ottant’anni, che consacra Paula Fox come uno dei massimi rappresentanti della letteratura americana contemporanea.

Paula Fox
QUELLO CHE RIMANE
Collana Le Strade / pp. 206 / 16,50 euro