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unnamedUn giorno dopo l’altro, senza grandezze né tragedie, tre amici, due artisti e un poeta, consumano quel che resta delle giovanili inquietudini in una Roma sempre più indifferente. Ivo, Mario e Paolo si muovono in uno spazio privilegiato (tra la Flaminia e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna) passando le loro giornate fra minimi spostamenti, pedinamenti di donne, amori impossibili e struggimenti post romantici. Sono tre “vecchi ragazzi” scioperati, un po’ come i vitelloni felliniani, che vivono, anzi vivacchiano, nella capitale, “contemporanei al proprio passato”. La ricerca di un centro che appare introvabile rivela la fatica di crescere e di cambiare in una realtà alla quale sembra difficile aderire.
Così il fallimento di Mario diventa lo specchio del fallimento di Ivo e insieme sembrano portare verso un’unica sconfitta, quella di un’intera generazione cresciuta nel segno della marginalità esistenziale. La deriva pare arrestarsi solo davanti a una donna senza nome, soprannominata appunto “la sumera”, che i tre timidi Charlot si contenderanno in un balletto quasi sveviano.

In questo sorprendente primo romanzo Valentino Zeichen non accarezza illusioni di denuncia: l’itinerario degli anni perduti dei protagonisti è visto, con dolente ironia, come un rondò volubile e disperato, che raggiunge talvolta esiti di irresistibile comicità illuminando quel vuoto così caratteristico dei nostri tempi.

Valentino Zeichen è nato a Fiume ma vive da sempre a Roma. Dal 1974, anno della sua prima raccolta di poesie, ha pubblicato diversi libri fra cuiRicreazione (1979), Museo interiore (1987), Gibilterra (1991), Metafisica tascabile (1997) e Neomarziale (2006). Un’antologia di tutte le poesie è apparsa negli Oscar Mondadori. Con la Fazi, ha pubblicato Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio, Premio Elsa Morante nel 2000, Aforismi d’autunno (2010) e Il testamento di Anita Garibaldi (2011).

collana Le Strade /  pp. 156 / euro 16