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00003147“Era un momento in cui non si sapeva bene cosa fosse la televisione e tanto meno la critica che la riguardava, ma qualcuno aveva già capito che il nuovo mezzo si stava sostituendo alla vita e solo un grande scrittore ‘mondano’ come campanile avrebbe potuto coglierne i nessi più strambi e segreti.” Aldo Grasso

Quando Campanile comincia a scrivere le sue critiche per l’”Europeo”, cui collabora dal 1958 al 1975, la televisione è nata da solo quattro anni: non si sa cosa sia, non si sa come funzioni. Nel corso di questo ventennio, scemato via via l’entusiasmo iniziale, Campanile lentamente si disamorerà del nuovo mezzo di comunicazione, di cui criticava, col consueto, impagabile acume, la moda dei telequiz, le annunciatrici tutte uguali o l’arroganza dei produttori, convinti di starsi rivolgendo unicamente a un pubblico poco più che analfabeta. L’antologia qui riproposta raccoglie le sue cronache settimanali che si offrono oggi come una fonte per gettare uno sguardo sui programmi che hanno fondato la televisione italiana, per cogliere il senso della messinscena che la civiltà di quegli anni involontariamente apprestava. Campanile fu tra i primissimi a doversi confrontare, da critico e umorista a un tempo, con uno strumento versatile, ma di cui ancora non si conoscevano né le natura né le potenzialità né, ovviamente, quale poteva essere la sua incidenza sui costumi degli italiani. Si è trovato insomma a doversi ‘inventare’ un mestiere, e in questo mestiere ha messo tutta la sua capacità di cogliere vizi segreti, tic e distorsioni di un popolo.

Collana Grandi tascabili Bompiani, pag. 480, Euro 15.00
Achille Campanile
Bompiani

Achille Campanile (1899-1977) (1899-1977) fu giornalista, critico, sceneggiatore, scrittore paradossale, autore teatrale, uno dei maggiori umoristi del Novecento. Collaboratore di numerosi periodici, col suo umorismo formidabile, che spinge fino all’assurdo situazioni sentimentali e luoghi comuni, ha ottenuto enorme successo, dall’iniziale influenza sul giornalismo tra le due guerre alla rinnovata fortuna degli ultimi anni, quando è stato considerato un precursore del contemporaneo teatro dell’assurdo.